Book 1 - The Behemoth came to Canterlot

by Equimorto


Binari

Non era raro vedere puledri e puledre giocare vicino ai binari. Non lo era stato prima dell'arrivo del Behemoth, lo era diventato ancor meno dopo di esso, visto il calo nella frequenza dei viaggi. C'era da aspettarselo, più di una città aveva subito gravi danni e ci sarebbe voluto un po' prima che la rete ferroviaria ricominciasse a funzionare pienamente. Tutto sommato però, le cose non erano poi tanto diverse da come lo erano state prima in quella città. Le corse che passavano di lì erano sempre state poche e distanti tra loro.
Il prossimo treno non sarebbe passato per un altro paio d'ore, e a quel punto tutti i giovani pony sarebbero già stati richiamati alle loro case per cena. Non c'era quindi ragione di interrompere i loro giochi. Alcuni si rincorrevano, altri tracciavano segni nel terreno, altri ancora si divertivano a nascondersi e cercarsi negli sprazzi di boscaglia poco più avanti seguendo le rotaie. Non c'erano animali là, se non qualche gatto che ogni tanto cercava un po' d'ombra per un pisolino. E qualche insetto, ma quelli erano dappertutto, soprattutto in estate.
Un bosco vero c'era, vicino al villaggio. Era in effetti più un villaggio che non una città. Il bosco era verso est, dopo i campi, dopo le ultime case ancora abitate. C'era stato un incendio, una volta, una ventina d'anni prima o giù di lì. Buona parte del bosco aveva preso fuoco. Ma per fortuna le fiamme erano state sedate prima che arrivassero ai campi o peggio alla città. O villaggio, che era probabilmente il termine più calzante. Nessuno s'era fatto male, e il bosco negli anni era guarito.
A guardare i giovani giocare, venivano in mente tante cose al vecchio unicorno. Uno dei pochi unicorni nel villaggio, a dirla tutta. Ma lui era nato lì, e c'era affezionato, e poco gli importava di quelli che pensavano se ne sarebbe dovuto andare a Canterlot a studiare invece di star lì. Di libri buoni ne aveva anche a casa, e il marmo non gli era mai piaciuto. Molto meglio i mattoni, a sentir lui. Ma sì, gli tornavano alla mente un bel po' di ricordi, a guardare i giovani giocare.
Un po' erano i suoi. Quando ancora era un puledrino anche lui, il che era comunque stato parecchi secoli dopo che Luna era stata esiliata, checché ne dicessero i giovinastri. Era loro la colpa se non s'erano mai informati sulla questione, il fatto che lui avesse letto di quanto era successo mille anni prima non significava che lui fosse stato là a vederlo succedere. Aveva giocato anche lui da quelle parti, quand'era giovane. Ma i binari non erano ancora stati costruiti a quel tempo.
Di figli non ne aveva avuti, nipoti neppure. A guardare i puledri e le puledre giocare però, gli tornavano in mente i giorni in cui pony ora ormai adulti erano stati giovani anche loro, giorni in cui lui vecchio lo era già ma un po' meno. C'era in effetti un pony in particolare a cui pensava spesso. Firecracker, si chiamava, i genitori una coppia di abitanti del villaggio che avevano la loro casa in campagna tra i campi e ancora vivevano lì. Firecracker invece non abitava più in città da qualche anno ormai, ma mandava ancora lettere ai suoi. Ogni tanto, l'unicorno si chiedeva come se la passasse.